Architettura “attiva” nei luoghi di lavoro: fattori estetici
I fattori estetici di comfort e benessere nella fruizione di spazi destinati ad attività lavorative
Continuiamo nel tentativo di descrivere in maniera sempre più precisa i caratteri di un’Architettura Attiva, questa volta concentrandoci su alcuni aspetti relativi all’estetica dello spazio architettonico, cioè sugli aspetti legati indissolubilmente alle sue proporzioni, alla sua materia, ai rapporti tra le sue parti. Aspetti più vicini alla sfera filosofica che a quella tecnica, ma non per questo meno influenti nella determinazione della qualità formale dell’ambiente lavorativo.
Sottolineiamo ancora, come già detto nel precedente articolo, come l’Architettura dei luoghi di lavoro contribuisca attivamente al raggiungimento di elevati standard di benessere e qualità di vita, determinanti per il successo di ogni attività, e come i benefici tratti da un ambiente salubre, sicuro, armonico ed empatico si traducano in una riduzione dei rischi occupazionali, in maggiori livelli di salute per gli addetti ai processi produttivi, in una maggiore soddisfazione e gratificazione sul lavoro. Tutti fattori che determinano, per l’azienda, un significativo aumento di produttività.
Dopo aver introdotto i fattori tecnici, possiamo descrivere quindi i fattori estetici relativi alla percezione della “bellezza” sottoforma di armonia, di poetica, di impressioni astratte, di sensazioni appartenenti al mondo dell’arte.
La ricerca della bellezza viene considerata da molti un’attività spontanea a livello intellettivo, come lo è la respirazione a livello fisiologico. L’essere umano è costantemente alla ricerca del bello, che viene più o meno percepito a seconda delle proprie radici culturali, della propria sensibilità, della propria istruzione, del proprio percorso formativo e del proprio modo di “sentire”. La sensazione più recondita del bello corrisponde ad un insieme di sensazioni tramandate nel corso dei millenni della storia evolutiva umana, alla stessa stregua del patrimonio genetico e molto spesso legate all’istinto primordiale di sopravvivenza. Molte di queste sensazioni erano dei frammenti di “memoria collettiva” relativa alla commestibilità di bacche o frutti, all’utilità di pelli per coprirsi, all’utilizzo di elementi naturali per la propria sopravvivenza e, come le informazioni genetiche, in base all’evoluzione culturale e biologica vennero lentamente modificate di generazione in generazione. Altre sensazioni possono essere determinate da un bagaglio più leggero, formatosi nel corso dell’esperienza diretta dell’individuo come prodotto degli input quotidiani provenienti dal contesto storico, culturale ed ambientale in cui si vive, relativi per lo più ad una sfera spirituale propria dell’intelletto umano.
Uno degli elementi architettonici che dunque entrano in gioco nella ricerca individuale e soggettiva di una forma di bellezza è costituito dai rapporti dimensionali fra le parti di uno spazio, le sue proporzioni e le relazioni che si stabiliscono. In una parola: la forma. Ad esempio, uno spazio riconducibile ad elementi geometrici semplici (linee, archi, triangoli, cubi, sfere, etc.), appartenenti quindi alla geometria euclidea, è immediatamente “leggibile” all’occhio e comprensibile per il nostro cervello: questo corrisponde ad una forma di bellezza. Altre forme, riconducibili invece a geometrie frattali, portano in sé delle matrici logiche, seppur estremamente complesse, in cui l’intelletto umano riesce ancora a cogliere il sublime come bellezza matematica o, spesso, come forma di bellezza appartenente al mondo naturale: una nuvola, una pianta grassa, le squame di un pesce, etc. Altre forme ancora possono ispirarsi all’immaginario collettivo che affonda le proprie radici nella storia di una specifica comunità, che tutti coloro che vi appartengono giudicheranno probabilmente “belle”.
Anche il colore influisce in maniera determinante alla carica emotiva di uno spazio, in quanto esiste una forte corrispondenza tra una particolare tonalità cromatica e lo stato emotivo di una persona. È ormai dimostrata scientificamente la relazione tra gli stati d’animo e i colori, al punto che sono stati individuati dei colori adatti a diverse attività umane in ambiti diversi: dalla residenza alla degenza ospedaliera, dal divertimento alla formazione scolastica. Sono stati individuati i colori più adatti alle diverse unità ambientali della casa, così come specifiche scale cromatiche sono associate preferibilmente ai luoghi di passaggio piuttosto che ai luoghi di socializzazione. Anche la relazione tra l’attività svolta e i colori che ci circondano contribuiscono alla creazione di un’armonia avvolgente, che ci fa apparire bello il luogo in cui lavoriamo.
La presenza del verde ricopre un ruolo fondamentale nella configurazione di un ambiente piacevole: le piante influiscono positivamente oltre che sulla qualità dell’aria anche sull’umore. La presenza di elementi naturali in generale, come la vegetazione, l’acqua, la pietra, il legno, etc. è un fattore decisivo per la qualità estetica del luogo di lavoro, in quanto stabilisce una connessione con lo spazio esterno e fonde insieme l’ambiente artificiale con l’ambiente naturale, condensando due aspetti strutturali dell’essere umano in un unico spazio.
I principi dell’estetica dell’Architettura rappresentano dei temi molto profondi e complessi, proprio per la loro stretta relazione con l’arte e l’emozione, ed è sicuramente riduttivo estrapolare da una materia così complessa i pochi punti sopra elencati, che però risultano essere un sunto efficace per un approccio pratico e “operativo” finalizzato alla creazione di luoghi di lavoro esteticamente piacevoli.